Sicurezza: servono risposte, non divise colorate
di Angelo Palmieri
A Terni torna lo show dei vigilantes e delle “camicie rosse”, tra bastoni da passeggio, magliette brandizzate e sortite sui social. Il sindaco Bandecchi lo chiama “movimento”, ma ha il sapore di una crociata solitaria, autoreferenziale, che agita lo spauracchio del degrado senza costruire veri percorsi di soluzione.
Che a Terni ci sia un problema sicurezza è indubbio, soprattutto in alcune aree della città. Ma continuiamo a eludere la domanda più importante: abbiamo mai provato ad analizzare in profondità le cause del disagio urbano, della microcriminalità, dell’abbandono? O ci limitiamo a scavalcare la complessità con risposte muscolari che parlano alla pancia, ma non costruiscono futuro?
La tutela pubblica
vera non si conquista con la paura, ma con la
presenza.
È il frutto di politiche sociali che ascoltano, educative che abbracciano,
urbanistiche che custodiscono la bellezza dei luoghi e li restituiscono alla vita collettiva.
È nell’arte del prendersi cura, non nella meccanica del sorvegliare, che una città ritrova la sua anima.
Possiamo
moltiplicare le telecamere, far ronzare droni nei cieli, disporre sentinelle
nei parchi.
Ma se manca un progetto umano, se non c’è una visione educativa e culturale che accompagni, quelle
immagini restano cieche, quei dati muti, quelle ronde sterili.
La protezione sociale è un patto di fiducia,
non un esercizio di controllo.
È una luce accesa nei quartieri, è la
scuola che resiste,
è l’educatore che cammina accanto, il servizio
sociale che non si arrende,
è la politica che non rincorre l’ansia
collettiva, ma la trasforma in responsabilità condivisa.
E allora una proposta concreta c’è: si investa nelle educative di strada, un modello già sperimentato con successo in molti
territori, capace di intercettare i giovani là dove vivono il rischio
dell’emarginazione.
È tempo di dire chiaramente che la
marginalità non si reprime: si incontra, si comprende, si include.
Il Comune convochi un tavolo di lavoro trasversale, con forze politiche, servizi sociali, educatori,
forze dell’ordine, cittadini attivi. Un patto
per Terni, per uscire da logiche
da campagna elettorale perenne.
Basta Ghibellini e Guelfi: la città ha bisogno di senso, non di slogan.
Infine, caro sindaco Bandecchi: la demagogia può scaldare i cuori per un giorno, ma non
costruisce comunità.
La politica si giudica sulla qualità delle sue
risposte, non sul volume dei
proclami.
E la sicurezza, se è solo sorveglianza, rischia di diventare controllo.
Se è partecipazione, può
diventare cura.
Sinistra Italiana – Circolo di Orvieto