RISTRUTTURARE LO STADIO LIBERATI DI TERNI SI PUÒ
FATEVENE UNA RAGIONE
Riteniamo, come Sinistra Italiana Terni, opportuno approfondire un argomento che è stato usato per dimostrare infattibile la proposta di ristrutturare lo Stadio Liberati.
Secondo alcuni, tra cui qualche assessore comunale, non sarebbe possibile ristrutturare lo stadio comunale in quanto le norme antisismiche non lo consentirebbero per gli edifici pubblici realizzati prima del 1973. Si tratterebbe di un parere tecnico, ancorché anonimo.
Nessuna firma di professionista abilitato è collocata in calce a una tale affermazione, con cui è stato ripetutamente commentato il comunicato che Sinistra Italiana ha pubblicato in merito, congiuntamente ai soliti insulti, contumelie e minacce con cui i fans bandecchiani onorano la loro fedeltà al capo. La stessa frase è stata copiata e incollata dai suddetti supporter ogni volta che gli organi di informazione hanno rilanciato la nostra presa di posizione sulla ristrutturazione del Liberati.
“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” è la frase più famosa di Joseph Goebbels. Che siano queste le fonti ispiratrici di questo manipolo di agitatori non stupisce.
Ciò non toglie che la tesi secondo cui lo Stadio Liberati debba necessariamente essere demolito per ragioni normative, e più precisamente di normativa sismica, sia una sciocchezza e una bugia. La cosa più divertente è che le norme che dimostrano possibile la ristrutturazione dello stadio comunale vigono in Umbria in forza di una delibera della Giunta Tesei.
Abbiamo quindi chiesto a un professionista che, prima di noi, aveva segnalato che quella di ristrutturare lo stadio fosse un pensiero di Ridolfi e Frankl — l’architetto Luciano Marchetti — di darci un parere tecnico in merito.
Lo ringraziamo vivamente per aver risposto positivamente alla nostra richiesta.
Per la segreteria provinciale di Sinistra Italiana Terni
Il segretario Emiliano Listanti
Il parere si riporta di seguito in forma integrale così come ricevuto.
PARERE TECNICO
La normativa vigente prevede la possibilità di adeguare le strutture esistenti ai livelli di sicurezza garantiti dalla norma stessa mediante interventi cosiddetti di “miglioramento o adeguamento sismico”, che possono condurre ad un organismo strutturale conforme alle NTC 2018, ovviamente con un diverso grado di rispetto delle norme.
Per maggior chiarezza si rimanda al DGR 1119/2024, che recepisce il cosiddetto “Salvacasa”, dove esplicitamente si prevede una procedura destinata alla verifica di sicurezza (VDS) di immobili realizzati prima che il sito di riferimento fosse classificato sismico.
È chiaro che la valutazione sull’opportunità di procedere con il miglioramento o l’adeguamento dipende, almeno in parte, dai costi cui si va incontro, ma è ben difficile applicare questo criterio senza una simulazione del progetto di rinforzo che consenta di stimare detti costi.
Pertanto, anche per lo stadio Libero Liberati si può verificare un potenziamento della struttura in c.a. esistente.
Logico è confrontare i costi di una eventuale demolizione della struttura in sito (plinti di fondazione, setti portanti in elevazione e travature-solette semi-orizzontali) con i costi di eventuali elementi a miglioramento (esoscheletri in acciaio, setti aggiuntivi, ecc.).
Nelle esperienze di opere pubbliche di costruzioni remote eseguite in c.a., associate a nuovi interventi di miglioramento, si sono dimostrate sia la fattibilità che la convenienza.
Nel caso del nostro Stadio è logico, prima di parlare che ciò non sia possibile e che sia antieconomico, fare quanto detto sopra: la verifica del progetto proposto.
Non dipende quindi dall’intervento iniziale (anche se datato) e nessuna legge vieta di poter migliorare o adeguare l’impianto esistente con nuove tecnologie ed elementi strutturali a supporto di quelli originari, purché compatibili.
Un’ultima considerazione riguarda i criteri di valutazione dei costi di una soluzione o dell’altra, in quanto la totale demolizione dell’immobile comporta dei costi nascosti, ad esempio quelli dovuti alla necessità di smaltire enormi quantità di rifiuti speciali, poiché, come i tecnici sanno, ogni metro cubo di materiale derivato dalla demolizione, anche in c.a., triplica il proprio volume iniziale.
Arch. Luciano Marchetti,
già collaboratore del ex studio Ridolfi e Frankl
